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Abbiamo una mappa! Come in “Pirati dei Caraibi” c’è una guida per cercare di ritrovare la meteorite che la notte del 14 febbraio potrebbe essere caduta in Basilicata, più precisamente a nord di Matera, fra Borgo Venusio e Iesce.

Gli esperti della rete Prisma (sostenuta da Fondazione CRT) Dario Barghini (INAF-OATo) e Albino Carbognani (INAF-OAS) hanno bruciato le tappe e nella giornata di ieri, 15 febbraio, utilizzando sia i dati forniti da tre camere della rete (Castellana Grotte, Tricase e Vasto) che hanno registrato il passaggio in atmosfera del bolide sia le centinaia di testimonianze oculari di chi ha osservato in prima persona la meteora solcare il cielo, hanno “disegnato” sul terreno il cosiddetto “strewn field”, cioè la zona di potenziale caduta della meteorite. Ciò è stato possibile anche grazie al profilo meteo calcolato da Raffaele Salerno di Meteo Expert, che indica il regime dei venti in atto la sera di San Valentino nella regione di potenziale interesse.

Lo strewn field, cioè l’area di probabile caduta della meteorite di San Valentino così come stimato dai calcoli della rete Prisma

I dati indicano che potrebbe essere caduta al suolo una massa di circa 400-500 grammi nel caso di un pezzo unico ma potrebbero essere rinvenuti pezzetti più piccoli se il corpo avesse subito una frammentazione.

Nel complesso lo strewn field è di circa 4 x 2 = 8 kmq e la zona appare abbastanza pianeggiante e con campi coltivati. Una buona zona per cercare meteoriti, tanto più che siamo in inverno, quindi ci si può aspettare che non ci sia ancora della vegetazione importante che potrebbe ostacolare le ricerche.

La fase successiva, adesso, è proprio quella di organizzare una ricerca al suolo che avviene tipicamente anche grazie all’aiuto di volontari che affiancano gli esperti. Occorre, se possibile, tracciare il percorso di ricerca in modo da circoscrivere l’area interessata ed evitare di ripassare infinite volte in un punto in cui si è già guardato, evitando nel contempo di lasciare zone inesplorate.

Può sembrare un compito arduo e al limite dell’impossibile trovare una piccola roccia di qualche centimetro in un’area grande qualche kmq, eppure è già capitato.

Ricordiamo che proprio le camere della rete Prisma e la stima della zona di possibile caduta resero possibile, all’inizio di gennaio del 2020, il ritrovamento della meteorite Cavezzo nei pressi di Modena (https://www.prisma.inaf.it/index.php/2020/01/04/trovata-la-meteorite-di-capodanno/), decretando il successo del metodo utilizzato dalla rete Prisma nella caccia alle meteoriti.

I due frammenti del bolide caduto nella sera di Capodanno e trovati nel Modenese (fonte: PRISMA/INAF)

E proprio in questi giorni, in Normandia (Francia), è stata rintracciata al suolo una meteorite, un possibile frammento dell’asteroide 2023 CX1, alla cui ricerca hanno collaborato i partecipanti alla rete FRIPON, un programma internazionale di ricerca delle meteoriti a cui aderisce anche la rete Prisma.

Il ritrovamento, sulla base delle informazioni tratte da osservazioni video e fotografiche amatoriali combinate con quelle della rete FRIPON, è stato effettuato da una giovane studentessa francese di 18 anni, Loïs Leblanc.

Lois Leblanc, la ragazza francese che ha ritrovato la meteorite in Normandia - Credit: FRIPON/Vigie-Ciel
Nel caso della meteorite (forse) caduta a nord di Matera, chi fosse interessato a imitare Loïs e a far parte delle squadre di ricerca può contattare Carmelo Falco, del project office di Prisma, al 3917959891

Chissà se avvistare un bolide – cioè una meteora particolarmente luminosa – la notte di San Valentino dà diritto a esprimere un desiderio d’amore.

Se lo saranno chiesto i numerosi testimoni che hanno osservato il fenomeno celeste attraversare il cielo fra la Puglia e la Basilicata verso le sette di sera del 14 febbraio e che hanno segnalato il fenomeno a diversi mezzi di comunicazione e alla rete Prisma tramite il form "Segnala un bolide" presente nella nostra home page.

I dati di Prisma

Anche tre “occhi” della rete Prisma hanno effettuato l’avvistamento (“detection” in gergo tecnico). Si tratta di quelle ubicate a Castellana Grotte, Tricase e Vasto, che hanno permesso di stabilire l’istante esatto del passaggio del corpo celeste: le 17h 58m 30s UT, cioè le 18h 58m 30s dell’ora indicata dai nostri orologi.

In particolare, la camera di Castellana Grotte ha registrato l’attraversamento del cielo da parte di una scia molto luminosa.

Le primissime stime fanno propendere per una traiettoria del bolide che va da Bari verso Matera

Gli esperti di Prisma sono già al lavoro per raffinare i calcoli e stimare sia la zona di provenienza dell’oggetto celeste (in genere i bolidi hanno un’origine asteroidale che si riconduce alla fascia principale collocata fra Marte e Giove) sia, soprattutto, l’eventuale zona di caduta della meteorite.

Capita, infatti, che sotto particolari condizioni di massa, di direzione, di regime dei venti, ecc. che qualcosa possa sopravvivere all’attraversamento dell’atmosfera e cada al suolo diventando, appunto, una meteorite.

Ricordiamo che proprio le camere della rete Prisma e la stima della zona di possibile caduta resero possibile, all’inizio di gennaio del 2020, il ritrovamento della meteorite Cavezzo nei pressi di Modena (https://www.prisma.inaf.it/index.php/2020/01/04/trovata-la-meteorite-di-capodanno/), sancendo il successo del metodo utilizzato da Prisma nella caccia alle meteoriti.

Lavori in corso

Seguiranno aggiornamenti sul bolide di San Valentino che, a prima vista, sembra promettere bene: le primissime indicazioni valutano una massa iniziale del corpo celeste all’ingresso in atmosfera pari a 2,5 kg e la massa dell’eventuale meteorite pari a circa 200 grammi.

Piccola ma non nulla.

Insomma, che siate innamorati o meno, stay tuned.

Come tutti gli anni, gli “occhi” di Prisma hanno registrato numerosissime detection di meteore durante le cosiddette “notti delle stelle cadenti”. Anche se la Luna era in fase avanzata, il passaggio delle meteore più luminose è stato tracciato senza particolari problemi dalle camere della rete, spesso con detection multiple.

Ci siamo divertiti a monitorare il periodo intercorso fra il 1 e il 20 agosto, periodo durante il quale le camere di Prisma hanno registrato 4 eventi con più di dieci camere. Proprio la sera del 1 agosto ben 17 camere di Prisma (Navacchio, Felizzano, Loiano, Bedonia, Agordo, Arcetri, Pontevaltellina, Vicenza, Montelupo Fiorentino, Chianti, Piombino, Rovereto, Perugia, Ravenna, Novezzina più la francese Caussols, nelle Alpi Marittime) registrano il passaggio di un bolide;

la sera del 9 agosto una detection “transnazionale”: un bolide visto complessivamente da 20 camere se si sommano a quelle di Prisma (Navacchio, Loiano, Bedonia, Arcetri, Montelupo Fiorentino, Civitanova Marche, Siligo, Chianti, Piombino, Perugia, Ravenna, Amelia, Gennargentu, Elba, Busalla) anche quelle della rete francese Fripon (OHP, Marseille, Caussols, Biguglia, Zicavo).

Poi, la sera del 13 agosto, 12 camere (Castellana Grotte, Trieste, Capua, Arcetri, Caserta, Montelupo Fiorentino, Civitanova Marche, Chianti, Perugia, Ravenna, Chions, Vasto) registrano un altro bolide e altrettante (Pino Torinese, Rovigo, Loiano, Bedonia, Trieste, Arcetri, Vicenza, Montelupo Fiorentino, Ravenna, Novezzina, Chions, Busalla) vedono il passaggio di una meteora la sera del 19 agosto.

Nel mezzo, tantissime detection avvenute con meno di dieci camere. Anche quest’anno, quindi, il fenomeno delle Perseidi è stato tenuto sotto osservazione da Prisma, anche se, viste le caratteristiche dello sciame di agosto, ben difficilmente può produrre cadute al suolo da parte di meteoriti.

Lunedì 23 maggio alle ore 21h 46m la camera Prisma installata presso Villa Borzino a Busalla, sede del Festival dello Spazio, ha effettuato la sua prima detection.

La "prima luce" della camera Prisma di Busalla, installata a fine aprile in una giornata molto nuvolosa

Dopo essere stata presentata nel corso dell’edizione 2021 del Festival ed essere stata installata ad aprile di quest’anno, la camera ha dimostrato il suo funzionamento inquadrando un bolide passato sopra i cieli del Nord Italia per l’appunto la sera del 23 maggio. Il bolide è stato avvistato anche dalle camere di Barolo, Bedonia, Felizzano e Piacenza. L’entrata in funzione e in piena operatività della camera di Busalla – in sigla ITLI03 - è un’ottima notizia perché permette alla Liguria di disporre di tre camere sul territorio regionale (le altre sono ubicate a Finale Ligure presso il Liceo ISSEL) e a Genova sul terrazzo dell’Osservatorio Astronomico del Righi, di cui una, appunto quella di Busalla, situata sull’Appennino che separa la Liguria dal Piemonte, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna.

Villa Borzino a Busalla con indicata la posizione dove è stata installata la camera Prisma

Auguri quindi alla camera di Busalla affinché questa sua performance sia solo la prima di mille detection!

Diamo il benvenuto a due nuove arrivate, le camere di Siligo (SS) e di Vasto (CH) che si aggiungono al già nutrito numero di stazioni osservative della rete Prisma e vanno a rimpolpare la zona dell’Italia centrale, cruciale per il futuro del progetto perché era quella inizialmente maggiormente sguarnita di “occhi all’insù”. In particolare, la camera di Vasto (codice stazione ITAB01) è utilissima a coprire una vasta area di territorio sul litorale adriatico ed è la prima camera attiva dell’Abruzzo, una delle ultime regioni italiane in cui Prisma non era presente.

La prima detection della camera di Vasto, registrata la sera del 23 febbraio (cortesia rete FRIPON)

La camera di Siligo (codice stazione ITSA02) va invece a unirsi alle camere del Gennargentu e del Sardinia Radio Telescope (SRT) ed è comunque importante essendo l’unica installazione nel nord della Sardegna. Gestita dalla Società Astronomica Turritana, abbiamo chiesto a Gian Nicola Cabizza, che si è a lungo interessato per riuscire a posizionare la camera di Prisma, un commento sulle motivazioni e sulle difficoltà incontrate, che sono comuni a quelle a cui vanno incontro molti altri referenti delle nostre camere.

“Il progetto PRISMA è senza ombra di dubbio un potente strumento di scienza partecipata ed essendo io uno dei responsabili dell’Associazione per l’Insegnamento della Fisica (AIF) di Sassari ho numerosi rapporti con le scuole. Appena venuto a conoscenza dell’esistenza della rete PRISMA mi sono attivato con le istituzioni scolastiche per proporre l'installazione delle camere e nel 2019 riuscii a far finanziare l’installazione di tre camere in altrettante scuole; poi purtroppo è arrivata la pandemia e tutte le risorse sono state spese nella DAD, escluse quelle a disposizione dell’associazione Società Astronomica Turritana di Sassari, che gestisce l’Osservatorio astronomico e il Planetario di Siligo. Ci sono state delle difficoltà perché non c’è una linea telefonica che connette l’Osservatorio e si è perso molto tempo nel tentativo di farla arrivare; alla fine si è deciso di ricorrere a una SIM dati e finalmente la camera di Siligo è online.

La camera PRISMA per l’Osservatorio e il Planetario rappresenta anche una estensione dell’offerta formativa, perché consente di affrontare il tema dei meteoriti sia con uno strumento dedicato alla ricerca pertinente, sia mostrando la collezione di piccoli meteoriti di cui siamo in possesso.

Aggiungo che l’esperienza verrà estesa grazie al progetto “Col camper della scienza verso l’Einstein Telescope”, approvato e finanziato dal MIUR, e nell’ambito del quale è prevista l’installazione di altre tre telecamere PRISMA, la prima delle quali sarà installata presso il liceo scientifico di Olbia che ha già predisposto tutto il necessario. Siamo in attesa della disponibilità delle telecamere per partire anche con questa estensione del progetto.”

La camera Prisma installata a Siligo, la cui prima detection è del 9 marzo

Da parte del project office di Prisma un sincero e caloroso benvenuto ai due nuovi occhi che scrutano il cielo con l’augurio di intercettare presto una scia promettente.

Al 52° Mineral Show che si terrà a Bologna dall’11 al 13 marzo e più precisamente presso la Unipol Arena di Casalecchio di Reno (http://www.bolognamineralshow.com/), ci sarà un’ospite d’eccezione: la meteorite Cavezzo. Il pezzo più grande dei due ritrovati vicino a Modena all’inizio di gennaio del 2020 verrà esposto al pubblico per tutta la durata della manifestazione che da anni attira da tutta Italia appassionati di geologia, minerali, fossili e pietre preziose.

Teche contenenti fossili. Immagine tratta da una precedente edizione del Mineral Show di Bologna

La presenza della Cavezzo fa seguito all’edizione torinese dell’Euro Mineral Expo, che si è svolta a Torino all’inizio dello scorso mese di ottobre (https://www.euromineralexpo.it/) e che ha visto migliaia di visitatori ammirare da vicino l’ormai storica meteorite ritrovata grazie ai calcoli effettuati dagli esperti della rete Prisma a seguito della traccia del passaggio di un bolide sui cieli italiani registrata il giorno di Capodanno del 2020.

Un'immagine tratta dall'Euro Mineral Expo svoltosi a Torino dall'1 al 3 ottobre 2021 e che ha visto anche la presenza della meteorite Cavezzo

I visitatori del Mineral Show di Bologna potranno incontrare anche gli esperti della rete Prisma e ascoltare dalla viva voce dei protagonisti la storia del ritrovamento (effettuato dal Sig. Davide Gaddi o, per essere più precisi, dalla sua cagnolina Pimpa durante una passeggiata lungo l’argine del fiume Secchia) oltre che essere informati sui recenti sviluppi della rete di camere ormai giunta a superare le 60 unità sparse su tutto il territorio nazionale (prisma.inaf.it).

Vi aspettiamo quindi numerosi! Noi ci saremo, e voi?

Gli esperti della rete Prisma hanno iniziato le ricerche della meteorite che, secondo i calcoli effettuati sulla base delle riprese di tre camere all-sky (https://www.prisma.inaf.it/index.php/2021/03/20/bolide-del-15-marzo-2021-ce-una-meteorite-in-molise/), è caduto in Molise la sera del 15 marzo nei pressi della località Temennotte vicino a Isernia.

Già all’inizio della settimana del 22 marzo Daniele Gardiol, coordinatore nazionale di Prisma, e il geologo Tiberio Cuppone, assegnista presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, si sono recati in Molise alla ricerca del prezioso reperto dopo aver preventivamente informato le autorità locali che erano comunque già a conoscenza dell’accaduto grazie alla grandissima eco mediatica che l’evento astronomico ha saputo evocare.

Notevole la collaborazione ricevuta in loco, in primis dal Comune di Sant’Agapito che ha messo a disposizione di Prisma i locali di una ex scuola che è stata da subito utilizzata come base logistica e come sede per effettuare una prima attività di formazione ai tanti volontari appartenenti a diverse associazioni culturali, fra cui il CAI e la Sezione Molise del SOS Metal Detector Nazionale, che si sono via via presentati nei giorni successivi. Era importante infatti fornire i primi elementi per permettere ai volontari di discernere una possibile meteorite dalle comuni rocce terrestri. In tutto circa una quarantina di persone ha già partecipato alle prime ricerche sul terreno ma altre sono attese nei prossimi giorni per unirsi alla caccia.

Suddividere l'area di interesse

L’area di interesse (il cosiddetto “strewn field”) è stato suddiviso in zone più piccole tramite una griglia predisposta ad hoc e sovrapposta all’immagine della regione proveniente da Google Earth. Le tessere della griglia misurano un centinaio di metri quadrati l’una in modo da cercare prima di tutto di mappare le zone già esplorate e di distinguerle da quelle ancora da analizzare evitando così di battere una zona già visitata.

Fotografia di una parte del territorio interessata dalle ricerche della meteorite.

È stata utilizzata la tecnica esplorativa della formazione “a schiera” che prevede il setacciamento di una zona di territorio in squadre di una decina di persone distanziate fra loro di 4-5 metri che procedono di conserva in modo da avere una sufficiente garanzia che un oggetto particolare come un meteorite – che ci si aspetta di colore scuro in quanto ha attraversato riscaldandosi tutta l’atmosfera terrestre – non possa sfuggire alla ricerca.

Una delle fasi della ricerca sul campo.

Il territorio, in gran parte boscoso e caratterizzato da un fitto sottobosco e anche da molti tratti con pendenza significativa, rende difficoltose le ricerche ma l’utilizzo di una app che permette la geolocalizzazione e il tracciamento del percorso effettuato dagli esperti di Prima e dai volontari locali ha consentito di stimare che finora soltanto il 10% circa dell’area di potenziale caduta sia stata esplorata. Non bisogna quindi demordere e portare pazienza dato che la maggior parte dello strewn field deve ancora essere passata al setaccio dei ricercatori. Come ha detto Gardiol nelle numerose interviste a cui è stato sottoposto durante la sua presenza in Molise, “potrebbero volerci settimane se non mesi”.

L'area di probabile caduta delle meteorite e, indicate in rosso, le zone già battute. La zona è stata ulteriormente frazionata in tessere per permettere una ricerca più efficace.

Prisma, un esempio innovativo di citizen science

È comunque rimarchevole l’interesse che le istituzioni ma anche gli abitanti della regione hanno dimostrato per questa vicenda che mette in evidenza una volta di più la valenza sociale, educativa e pervasiva del progetto Prisma. Un progetto di citizen science davvero attiva che prevede la partecipazione sul campo alle ricerche una volta che gli “occhi” di Prisma e i calcoli effettuati dagli esperti della rete hanno individuato un evento promettente e stimato l’area di potenziale caduta. Un progetto quindi che offre l’opportunità di essere proattivi sia nella fase di rilevazione iniziale del fenomeno (per coloro che decidono di installare una camera Prisma) sia nella fase di ricerca sul campo del potenziale meteorite. Per non parlare dell’emozione di poter partecipare vicino agli esperti di Prisma a un’avventura che se avrà esito positivo verrà certamente ricordata a lungo nella regione interessata dall’evento.

La situazione pandemica che stiamo vivendo impone però il rispetto di alcune regole.

Chi volesse quindi contribuire alla ricerca sul campo è invitato a contattare il dott. Tiberio Cuppone, che è stato individuato dal project office di Prisma quale coordinatore dei team di ricerca, all’indirizzo tiberio.cuppone@unifi.it

I nominativi degli interessati verranno segnalati al sindaco di Sant’Agapito e messi in contatto con un referente locale che fornirà tutte le istruzioni per far parte della squadra di ricerca.

I calcoli eseguiti negli ultimi tre giorni dagli esperti della rete Prisma lasciano davvero ben sperare: il bolide osservato nei cieli dell’Italia centro-meridionale, Roma compresa, (https://www.prisma.inaf.it/index.php/2021/03/17/bolide-del-15-marzo-2021-i-risultati-preliminari/) la sera del 15 marzo può avere dato luogo alla caduta di una meteorite in Molise, nei pressi della località di Temennotte, nel comune di Sant'Agapito in provincia di Isernia.

I dati presi in considerazione dagli esperti di Prisma  (progetto coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e sostenuto da Fondazione CRT) per la triangolazione sono quelli ottenuti dalla camera Prisma di Capua e di altre due camere, appartenenti alla rete IMTN di Tortoreto e all’Associazione Arma Aeronautica sez. di Caserta. È infatti fondamentale poter disporre di più punti di osservazione al suolo per incrociarli e ricavare dati sulla traiettoria del bolide che, ricordiamo, è un corpo celeste di piccole dimensioni, di origine asteroidale o cometaria, che penetra in atmosfera ad altissima velocità con il conseguente surriscaldamento e ionizzazione dei gas atmosferici da cui la comparsa di una striscia luminosa della durata di alcuni secondi. Si tratta di materiale sostanzialmente primordiale, quasi per nulla alterato sin dalla formazione del nostro sistema planetario circa 4,5 miliardi di anni fa, che ci racconta molto sull’origine del Sistema Solare, da cui l’estremo valore per gli scienziati che si occupano di planetologia.

Dall’incrocio dei dati risulta che il piccolo corpo celeste è entrato in atmosfera a una quota di circa 80 km e ha proseguito per una lunghezza totale di 61 km percorsi in 5.3 s con una inclinazione di 84°, una traiettoria quasi verticale. L’altezza e la velocità finale è risultata, rispettivamente di 19,8 km e di soli 2,8 km/s, valori che depongono decisamente a favore per l'arrivo al suolo di una meteorite con una massa stimata di circa 1 kg (una meteorite di circa 8 cm se la densità è di 3.5 g/cm3).

Ciò dovrebbe essere accaduto se si suppone l'assenza di frammentazione ma questo sembra essere il caso: la curva di luce ripresa dalla camera di Capua (la più “pulita” di quelle utilizzate), infatti, è molto regolare, il che significa che il meteoroide si è consumato lentamente senza disgregarsi.

Assumendo quindi che qualcosa sia caduto al suolo dove bisognerebbe cercare? Occorre considerare il disturbo dell’atmosfera: quando il bolide cessa di essere visibile se qualcosa è sopravvissuto all’attraversamento dell’atmosfera inizia la fase del cosiddetto “volo buio” durante la quale sono i venti presenti in quel momento in quella località a farla da padrone. Gli esperti di Prisma hanno quindi dovuto cercare di risalire alle condizioni atmosferiche presenti la sera del 15 marzo e hanno verificato che attorno ai 10 km di quota c'era un vento da nord-ovest di circa 100 km/h che ha spinto sicuramente indietro e lateralmente il meteoroide nella fase di volo buio rispetto alla traiettoria osservata nella fase luminosa. Anche se si sta ancora cercando di raffinare i dati del vento presente attorno ai 20 km di quota, la probabile area di caduta dovrebbe trovarsi in prossimità della piccola frazione di Temennotte a 5 km a sud-ovest di Isernia e a due passi dalla SS85. Va considerata un'incertezza laterale di circa 300 m e di 500 m, avanti e indietro, per ciascun centro. Ovviamente gli esperti di Prisma proseguono nei loro calcoli cercando di raffinarli sempre di più. Ma già secondo questa prima stima gli eventuali frammenti più piccoli – che potrebbero avere dimensioni comprese fra i 2 e i 4 cm – sarebbero caduti alcuni km più a sud in una zona impervia e boscosa, quindi sarebbero molto difficili da recuperare ma mai dire mai… Di seguito l’area di probabile caduta nella mappa ricavata da Google Eatrh. 

La possibilità maggiore di ritrovare meteoriti è comunque nella zona di Temennotte.

Pur con tutte le cautele dovute alle restrizioni della normativa anti-Covid che la caccia alla meteorite abbia quindi inizio, ricordando lo straordinario successo avuto all’inizio di gennaio dello scorso anno con il ritrovamento della meteorite “Cavezzo” vicino a Modena, che è già entrato nella storia di chi si dedica, per passione o per lavoro, alle meteoriti.

Chi dovesse ritrovare un sasso sospetto nella zona indicata è pregato, prima di raccoglierlo, di seguire le istruzioni contenute nell’immagine seguente:

In particolare, se qualche abitante della zona si imbattesse in un sasso ricoperto da una patina scura e con gli angoli smussati lo segnali a PRISMA inviando una foto a: prisma_po@inaf.it.

Le lunghe notti di metà dicembre sono caratterizzate da una pioggia di meteore, le Geminidi che, come suggerisce il nome dello sciame, hanno il radiante nella costellazione dei Gemelli. Prolungando all’indietro le loro scie, sembrano provenire da una zona vicina a Castore a Polluce, le due stelle principali della costellazione. Le Geminidi – a differenza della gran parte degli altri sciami che derivano da comete - hanno un’origine asteroidale: il corpo progenitore è infatti 3200 Phaeton, un asteroide attivo di tipo near Earth di circa 5 km di diametro che presenta delle caratteristiche inusuali. Le Geminidi sono uno degli sciami di meteore annuali più attivi e costanti, con intensità superiore al centinaio di meteore orarie.

A metà dicembre il radiante sorge al tramonto del Sole e risulta visibile per l’intera notte: il picco teorico di attività dovrebbe verificarsi nelle prime ore del giorno 14, ma l’attività è generalmente elevata per molte ore prima e dopo il massimo. Puntualmente, proprio nella notte fra domenica e lunedì, le camere di Prisma hanno registrato un’attività estremamente intensa. Le prime avvisaglie si sono avute con le prime luci del tramonto: alle 18.10 di domenica 13 dicembre ben 6 camere della rete Prisma dislocate nel Centro Italia (Roma, Montelupo Fiorentino, Chianti, Piombino, Perugia ed Amelia) hanno catturato un bolide di magnitudine – 4.5 (quota iniziale di 100 km, quota finale di 70 km, durata circa 4 secondi), osservato anche da alcuni osservatori occasionali.

La “pioggia” è poi andata avanti per tutta la notte con una novantina di detection registrate fra le camere italiane di Prisma e quelle della “cugina” rete francese Fripon. In particolare, sembrano interessanti gli eventi delle ore 02:17, 02:18 e 04:29 i cui dati sono in corso di analisi astrometrica e fotometrica da parte degli esperti di Prisma. In particolare, l’evento delle 02:18 è stato “visto” da 9 camere Prisma (Amelia, Arcetri, Camerino, Chianti, Civitanova Marche, Loiano, Montelupo Fiorentino, Perugia e Trieste) e da un primo esame preliminare si è trattato di una Geminide durata 1,6 secondi, visibile da una quota di 95 km che si è spenta a una quota di 43 km quando ancora aveva una velocità di 27 km/s, sul mare Adriatico a una ventina di km al largo di Cattolica raggiungendo una magnitudine assoluta di -10 circa.

Il bolide delle 02:18 del 14 dicembre catturato dalla camera Prisma di Camerino.

Il grafico della magnitudine del bolide delle 02:18 del 14.12.2020.

Il numero elevato di segnalazioni non deve sorprendere sia perché le Geminidi sono uno degli sciamo più ricchi sia perché quest’anno le osservazioni hanno goduto della totale assenza di Luna che, complice anche le buone condizioni meteo un po’ su tutta l’Italia, hanno permesso tante detection.

La velocità all’infinito dei bolidi osservati è in media di poco superiore ai 35 km/s, un valore perfettamente in linea con lo sciame delle Geminidi, che è infatti caratterizzato da meteore la cui velocità di impatto con l’atmosfera è relativamente “veloce”.

Fra le stazioni della rete Prisma recentemente installate in Italia Centrale c’è quella ospitata dal Planetario di Amelia, una struttura davvero particolare perché situata nella cornice del Convento Francescano della Ss.ma Annunziata, a circa 4 km dal centro di Amelia in provincia di Terni.

La camera di Amelia (in sigla ITUM02) ha acquisito la sua prima immagine la sera del 18 novembre e, probabilmente complice il periodo caratterizzato dallo sciame meteorico delle Leonidi, già tre giorni dopo ha registrato la prima detection. Un bolide passato quasi all’alba, alle 5h 41m ora locale di sabato 21 novembre e ripreso anche dalle camere Prisma del Chianti e di Perugia, un’altra stazione, quest’ultima, di installazione alquanto recente e già capace di numerose registrazioni.

Fotocomposizione delle immagini del bolide del 21 novembre riprese da tre stazioni Prisma fra cui quella della camera ubicata presso il Planetario di Amelia a soli tre giorni dalla sua entrata in funzione.

Benvenuto dunque alla stazione di Amelia e complimenti per il doppio colpo: prima luce e prima detection!